Abstract
L’opera ha lo scopo di sfatare un mito tanto suggestivo, quanto storicamente inconsistente, e cioè, che Bari sia diventata una città importante solo con la conquista Normanna, con l’arrivo, pochi anni dopo, delle spoglie mortali di San Nicola e, più tardi con l’arrivo degli Svevi, guidati dall’Imperatore Federico II, il puer Apuliae. Ma in effetti Bari era stata anche con i Bizantini un pulsante centro di traffici commerciali, soprattutto con il vicino Oriente e con entrambe le sponde dell’Adriatico, Bari visse in quegli anni un periodo di grande crescita economica. Nonostante questo indubbio prestigio, Bari non fu sempre riconoscente verso i bizantini, come testimonia la ribellione di Melo nel 1009 e per molti versi anche l’azione del di lui figlio Argiro. Per quanto detto Bari diventa dopo l’876, una città multietnica e multiculturale, in cui si confrontano le vicende del tardo impero Romano e del passaggio degli Ostrogoti e dei Longobardi e della nuova potenza imperiale, impersonata quest’ultima da Ludovico. Le successive vicende, soprattutto dopo lo strappo nella Cristianità dello scisma del 1054, che minarono la fiducia verso i Bizantini, non privarono Bari della coesistenza di riti e devozioni diverse custodite da autorità ecclesiastiche, sovente in conflitto tra loro, per affermare il reciproco primato. Il palcoscenico della vita di Bari città bizantina e più in generale della Puglia riconquistata a Costantinopoli, vede contrapposti notabili e gente comune alla ricerca di una notorietà che alla fine dell’XI secolo avrà la sua definitiva consacrazione con l’arrivo delle spoglie mortali di San Nicola, il quale finisce per mettere tutti d’accordo nella sua veste di Santo venerato in tutti i paesi Cristiani, come lo è tuttora.