domenica 30 giugno 2019

EX ILVA - ARCELOR MITTAL: LO STATO CHE NON C'E'


EX ILVA - ARCELOR MITTAL: LO STATO CHE NON C'E
Intervista di Antonella Cirese al segretario generale del Movimento Duosiciliano, Michele Ladisa.
^^^
D.: Il Decreto Crescita è legge ed è arrivato il "SI" del Senato come conseguenza per l'ex-ILVA di Taranto. C'è l'eliminazione dello "scudo giuridico" cioè della cosiddetta immunità penale, che garantisce fino al 6 settembre all'Arcerol-Mittal la non punibilità per i reati ambientali. L'Arcerol minaccia di chiudere l'Ilva dopo il 6 settembre. Se il Governo non trovasse una soluziona adeguata, qual'è la sua valutazione?
R.: Intanto cerchiamo di dare pane al pane e vino al vino. All'indomani della sottoscrizione da parte del viceministro Di Maio del contratto con Arcerol, lo scrittore, giornalista Pino Aprile denunziò che questo contratto non andava firmato proprio perché conteneva l'immunità per codesti signori. Ora al di là di ogni commento, mi pare che firmare una contratto del genere sia stata una leggerezza da "sprovveduti", lo Stato italiano ha delle responsabilità immense in quanto, prima di sottoscrivere il contratto, avrebbe potuto con i propri finanziamenti sistemare la questione dei parchi minerali e mettere in sicurezza l'ex-Ilva per l'inquinamento ambientale, potendola poi rivenderla a prezzo maggiorato alla medesima azienda. Così l'azienda avrebbe potuto lavorare in partenza senza o con pochi problemi di carattere ambientale. Invece nulla, anzi che fine ha fatto il risarcimento miliardario dell'ex-proprietario Riva? Su tutto questo, lo Stato Italiano non ne fa parola, anzi, ha provveduto a sottoscrivere con Di Maio un contratto che ora intende correggere.

D.: L'Ilva è una vicenda dove si scontrano due principii, da una parte la tutela dell'ambiente e della salute, dall'altra parte la tutela del lavoro. L'immunità penale garantisce l'Arcelor la non punibilità e quindi la possibilità di far funzionare un impianto tecnicamente sotto sequestro, tenendo conto che negli ultimi mesi l'Arcelor, grazie alla copertura dei parchi minerali, ha effettuato un lavoro che a Taranto non era mai stato fatto. Quindi la decisione del Governo lascia un pò perplessi anche perché tra tre mesi ci sarà la pronuncia della Consulta sulla leggittimità costituzionale dell'immunità penale. Il Governo, di fatto, ha anticipato la decisione della Corte Costituzionale. Che ne pensa della decisione del Governo?
R.: Facciamo una precisazione: innanzitutto è da verificare se tutti i parchi minerali siano stati coperti e comunque è rimasta irrisolta la questione dell'inquinamento ambientale da parte di questa azienda. Infatti, molti quartieri tarantini sono in sommossa e attualmente non solo non si è posto fine ma neppure si è limitata la diffusione delle malattie tumorali tra la popolazione.
Cosa posso pensare a questo punto, della Consulta, di Di Maio, del Governo che anticipa la decisione della Corte Costituzionale?...Dico semplicemente che si dimostra di essere degli avventurieri della politica e che prima di essere certamente condannati ora si cerca di rimediare. Non dobbiamo dimenticare che nelle more delle decisioni istituzionali e giuridiche, la gente continua ad ammalarsi e a morire. Dinanzi a questo catastrofico scenario, si dovrà finalmente avere il coraggio di decidere sulle sorti di questa azienda che se da una parte dà pane dall'altra distribuisce morte e malattie. Una conversione dell'ex-Ilva sul piano industriale se non proprio dell'intera città di Taranto con provvedimenti di carattere lavorativo e micro-industriale, dovrebbe far parte già oggi di una programmazione. La lungimiranza della politica in fondo è questa. Invece non vediamo nulla all'orizzonte se non soluzioni che mirano all'immediato. Intanto trascorrono mesi inutilmente senza che ci sia da parte di questa politica nessun progetto per il futuro di Taranto, futuro che non può essere in modo assoluto ne questa azienda ne un altra acciaieria che provoca tanta malattia e morte.

D.: Non è che alla fine rischiamo che Taranto diventi una nuova Bagnoli?
R.: Prima di rispondere a questa domanda faccio presente che l'Ilva o meglio dire l'Arcelor è azienda di interesse nazionale, produce acciaio e pare che produca un punto di PIL. Questo Stato italiano, secondo i più, non può fare a meno di questa azienda e dei suoi proventi. Ora è evidente che ancora una volta noi ci ritrova in una situazione di scegliere tra il bene dell'Italia o il bene delle persone. Questo lo lascio come quesito a tutti, anche se, secondo me, l'Italia non può esistere senza l'individuo, le persone, le famiglie. Premesso ciò, un altra considerazione: l 'ex Ilva è azienda di interesse nazionale come Alitalia, ma si usano, come al solito, due pesi e due misure.
Per Alitalia lo Stato interviene ripetutamente e concretamente, come con un prestito di 800 milioni di euro che da anni viene sistematicamente rinnovato senza che nessuno lo paghi, se non un carico per il contribuente. Per l' ex-Ilva di Taranto non ci sono mai i soldi per la sistemazione ambientale. In questo caso non ci sarebbe stato un prestito perdente ma un investimento per garantire il diritto al al lavoro e il diritto di vivere.
Detto ciò la risposta alla sua domanda è "si". E' positiva perché non è un rischio ma una quasi certezza che all'indomani dell'Ilva di Taranto resti una Bagnoli. In fondo un altra caratteristica di questo Stato è far nascere tali aziende e poi abbandonarle ad un territorio distrutto. Qui vicino a noi, a Bari, da decenni giace l'ex-Stanic che ha inquinato tutto il territorio e di cui non si fa nulla. Stessa sorte anche per la centrale dell'Enel accanto alla Stanic.
Quindi il rischio di una nuova Bagnoli è una certezza se questo è lo Stato, se questi sono i nostri governanti che in particolare pensano poco al Sud ma davvero poco o niente alla gente del Sud.
^^^
Antonella Cirese

giovedì 27 giugno 2019

"NO" ALL'AUTONOMIA DIFFERENZIATA, "SÌ" ALLA REPUBBLICA FEDERALE.


"NO" ALL'AUTONOMIA DIFFERENZIATA, "SÌ" ALLA REPUBBLICA FEDERALE.
Intervista al segretario politico del Movimento Duosiciliano, Michele Ladisa.
D: L' autonomia è una sfida che il Sud deve cogliere?
R: Il Sud deve cogliere una sfida più ampia,farsi promotore di una revisione costituzionale profonda che lo metta in grado di confrontarsi alla pari con tutte le regioni d'Italia. 

D: Quale può essere la proposta che parte dal Sud? 
R: Intanto non è concepibile, ed è da rifiutare, ogni attività di autonomia fiscale differenziata che riguardi solo alcune regioni d' Italia. Pensiamo alle regioni a statuto speciale quali la Valle d' Aosta,il Trentino Alto Adige, la Sardegna e la Sicilia. La Costituzione Italiana è da considerarsi a tutti gli effetti superata e va riproposta in termine di Federazione regionale che è una realtà esistente da secoli per i più grandi stati del mondo. Dalla cosiddetta " Unità d' Italia" il Sud è stato soccombente ed è tutt'ora un enorme ricchezza propria, purtroppo sfruttata dallo Stato Italia. 

D: Il Federalismo quindi si adatta alle esigenze del Nord e del Sud? 
R: Con il Federalismo e ancora meglio con il Confederalismo, proprio del modello svizzero, il Sud può strutturare le sue risorse in maniera autonoma e indipendente pur restando nell' ambito dello Stato Nazione Italia...E' auspicabile un aggregazione delle regioni meridionali nella forma di una macroregione possibilmente nei confini dell'ex-Regno Delle Due Sicilie in quanto territorio florido, prospero, un tempo in grado di competere con le più grandi nazioni d' Europa. Questo, fino all'Unità d'Italia.

Antonella Cirese (Responsabile Stampa #MDS).





domenica 16 giugno 2019

IL PENSIERO POLITICO DI PLATONE (libro) a cura di Francesco Adorno


...Secondo me, l'entourage della Lega Nord ha sbagliato "Vangelo" da far giurare al suo Capitan. 

sabato 8 giugno 2019

CONFEDERAZIONE POPOLI ITALICI


A Ginevra (Svizzera) presso la sede dell'O.N.U. il MOVIMENTO DUOSICILIANO - MDS sottoscrive e aderisce alla CONFEDERAZIONE DEI POPOLI ITALICI (sistema politico-amministrativo basato sul "Modello svizzero").

LEGGI E FIRMA LA PETIZIONE POPOLARE: