
Illustre Presidente della Commissione Europea
DOTT.SSA URSULA VON DER LEYEN,
In Italia l’esistenza stessa di un Ministero per il Sud, denota chiaramente una mortificante condizione di sussidiarietà di un’intera importante area della Nazione. Si tratta di un Ministero "ad acta" che da decenni ripropone politiche fallimentari che variano solo in peggio la condizione di un intero territorio e della sua popolazione.
Da 160 anni a questa parte, cioè dalla cosiddetta Unità d’Italia ad oggi, cosa ben nota ed evidente anche alla Istituzione da Lei rappresentata, tutti i gap fra le aree del Paese si vanno solo allargando, allontanando di fatto il sud da ogni forma di progresso in ogni settore, ampliando sempre più gli enormi divari tra le aree d’Italia e da molte Nazioni e Regioni Europee. Ciò rende impossibile il normale sviluppo dell’economia della vasta area meridionale, in quanto le aziende in essa residenti non sono in grado di confrontarsi sul mercato della libera concorrenza, schiacciate dai maggiori costi rivenienti in primo luogo dalla mancanza di adeguate infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie, aeroportuali, e poi ancora dall’iniqua tassazione imposta dallo Stato Italiano che non tiene in alcun conto le condizioni di sottosviluppo del sud rispetto al centronord.
Con le disponibilità del Recovery Fund l’Europa ha inteso distribuire finanziamenti con criteri basati sulla popolazione residente, sul reddito pro capite e sul tasso di disoccupazione, chiaramente riferiti agli Stati e non alle aree regionali.
L’Europa ha destinato all’Italia oltre 200 miliardi di euro del Recovery Fund ma il Governo italiano che, se pur in più circostanze ha proclamato la necessità di un riequilibrio delle economie e delle infrastrutture territoriali, ha smentito sé stesso con la recente presentazione del Recovery Plan del Presidente del Consiglio dei Ministri, Draghi. Di fatti, al Sud è destinata una quota nettamente inferiore di quella indispensabile per il più volte annunciato riequilibrio territoriale, non tenendo in alcun conto, su base territoriale, di quei parametri di ripartizione europea che gli hanno consentito di ottenere la più ampia quantità di danaro e cioè della popolazione residente, del reddito pro capite e del tasso di disoccupazione.
La decantata quota del 40% a favore del sud risponderebbe, in modo appena positivo, esclusivamente al criterio della popolazione residente che è pari al 34% di quella nazionale e non tiene in alcun conto dell’incessante emigrazione, da 1861 a tutt’oggi, di milioni di meridionali verso il nord, consentendo a questo territorio di ampliare a dismisura il numero dei residenti e quindi di poter vantare una percentuale di residenti del 46%. Tutt’ora, interi paesi e città del Sud soffrono l’enorme dramma dello spopolamento, dell’impoverimento generalizzato, della perdita di menti e braccia, delle cessazioni delle attività commerciali, industriali, artigianali, agricole, culturali, turistiche. Solo per questo il Sud avrebbe il pieno diritto di ottenere una disponibilità di risorse del 68% e non del 34%!
Il “reddito pro capite”, ulteriore indicatore utile a stabilire la quota del Recovery Fund agli Stati e non agli ambiti regionali, non appare preso in considerazione del Governo Italiano. I dati statistici in merito parlano chiaramente di profondi divari nord-sud. Se il reddito medio complessivo in Lombardia è di circa 25.000,00 euro, in Calabria scende al minimo di circa 15.000,00 euro. Vale sottolineare che il reddito dei meridionali d’Italia è al di sotto o pari a quello di intere nazioni provenienti dal disfacimento del blocco sovietico, come la Romania e la Polonia.
Ciò è conseguenza delle già citate politiche fallimentari dei vari governi italiani, benché ci si affretti e affanni ad asserire che è responsabilità dei cittadini e della propria classe politica se il sud, da sempre, “sceglie” di restare arretrato.
Il tasso di disoccupazione, ulteriore criterio indicato dall’Europa, vede ancora una volta il Meridione scarsamente considerato dalla Stato Italiano. Nelle aree del sud l’incidenza della disoccupazione è del 18,40 % cioè quasi tre volte rispetto al 6,6 % al Nord e il doppio di quello del Centro 9,4% (dati del 2018). Pertanto l’incidenza disoccupazionale del Sud è del 54,50%, rispetto al solo 19,20% del nord e del 27,30% del centro. E’ ben evidente come la quota dei fondi del 40%, sia lontana dal tasso di disoccupazione del 54,50%, e quanto
penalizzi il Mezzogiorno.
Inoltre, solo il Sud, e non il Nord, deve ancora recuperare i livelli occupazionali del 2008, precedenti alla crisi.
Illustre Presidente, siamo certi della Sua piena consapevolezza delle condizioni di questo bistrattato lembo di Terra d’Italia e d’Europa. Siamo altresì certi che non Le sfuggirà l’importanza della indispensabile crescita del sud utile a tutta l’Europa, soprattutto in considerazione della sua strategica posizione nel Mediterraneo, anche nei rapporti commerciali coi paesi che si affacciano sul Mare Nostrum.
Per questo Le chiediamo un intervento deciso teso a modificare le decisioni del Governo Italiano. Contiamo molto sulla Sua autorevolezza e sulle arcinote capacità di mediazione.
Restiamo in attesa di una Sua graditissima.
Bari (Italia), lì 12/05/2021
Con osservanza,
PARTITO MERIDIONALISTA.
Segretario Generale: Michele Ladisa
Presidente: Andrea Salvo
Dirigenti Fondatori e Comitato Politico: Francesco Benedetto, Antonella Cirese, Nicola Cornacchia, Roberto Golisciano, Roberto Massaro, Totò Messina, Andrea Moro, Giuseppe Picciariello, Rocco Michele Renna, Mariagabriella Sabato, Antonio Asta, Michele Filipponio, Paolo Greco, Gianfranco Roffi, Angelo Zullino.