Cari italiani che vivete all’estero, in
questi giorni avete ricevuto una lettera
firmata e spedita in 4 milioni di copie a tutti voi dal presidente del
Consiglio Matteo Renzi in uno dei suoi più riusciti travestimenti: quello
di segretario
del Pd e leader del
comitato BastaunSì.
In pratica, questo signore nella sua seconda veste ha chiesto a se stesso nella sua prima veste l’elenco dei vostri nomi e dei vostri indirizzi postali e se lo è concesso tramite il suo ministro dell’Interno Angelino Alfano, che contemporaneamente lo negava a Giuseppe Gargani, leader del Comitato Popolare per il No. Così soltanto lui ha potuto raggiungervi uno per uno a domicilio, fingendo di informarvi sulle modalità di voto e sul contenuto della sua cosiddetta “riforma” costituzionale, impedendo a chi la contrasta di fare altrettanto. Il che già dovrebbe indurvi a diffidare di lui e a cestinarla. Se invece foste tentati di leggerla, sappiate che tutto ciò che egli vi scrive, tranne forse la sua firma in calce, è falso.
Un po’ come l’opuscolo che un altro venditore di aspirapolvere farlocchi, Silvio Berlusconi, non a caso coautore di questa “riforma” a quattro mani con Renzi, inviò a milioni di elettori in Italia e all’estero nel 2001, dal titolo: Una storia italiana.
In pratica, questo signore nella sua seconda veste ha chiesto a se stesso nella sua prima veste l’elenco dei vostri nomi e dei vostri indirizzi postali e se lo è concesso tramite il suo ministro dell’Interno Angelino Alfano, che contemporaneamente lo negava a Giuseppe Gargani, leader del Comitato Popolare per il No. Così soltanto lui ha potuto raggiungervi uno per uno a domicilio, fingendo di informarvi sulle modalità di voto e sul contenuto della sua cosiddetta “riforma” costituzionale, impedendo a chi la contrasta di fare altrettanto. Il che già dovrebbe indurvi a diffidare di lui e a cestinarla. Se invece foste tentati di leggerla, sappiate che tutto ciò che egli vi scrive, tranne forse la sua firma in calce, è falso.
Un po’ come l’opuscolo che un altro venditore di aspirapolvere farlocchi, Silvio Berlusconi, non a caso coautore di questa “riforma” a quattro mani con Renzi, inviò a milioni di elettori in Italia e all’estero nel 2001, dal titolo: Una storia italiana.
1.
Renzi vi
racconta che la sua “riforma” metterà fine alla “politica debole che si perde
in un mare di polemiche” e la farà finita con un “Paese instabile, che cambia
premier più spesso di un allenatore della Nazionale”: “63 governi in 70 anni”,
“il record mondiale di instabilità”. Ora, a parte il fatto che la prima
Repubblica ebbe il record mondiale della stabilità,
visto che fu governata per quasi 50 anni dalla stessa maggioranza imperniata
sulla DC e i suoi alleati, sia pure con diversi premier, quei 63 governi
sarebbero stati 62 se non fosse arrivato Renzi. In questa legislatura l’Italia
ha cambiato governo una volta sola, nel 2014, e proprio per colpa di Renzi,
massimo fattore di instabilità e polemiche, che impose al PD di rovesciare
il governo Letta per andare al potere con la stessa
maggioranza: altrimenti l’Italia avrebbe avuto lo stesso governo per l’intera legislatura. Se
vincesse il Sì, tutto questo potrebbe ripetersi, visto che
nessuna norma della “riforma” lo impedirebbe.
2.
Renzi vi
racconta che, da quando lui è al governo, l’Italia è “rispettata
all’estero”. È la stessa frottola che
già raccontava Berlusconi quando l’Italia toccò il minimo storico di prestigio
internazionale. Lo stesso sta purtroppo accadendo con Renzi, continuamente umiliato
in Europa per le bugie sui conti pubblici, per gli impegni
non rispettati e per la sua totale incapacità di
essere credibile agli occhi dei partner.
3.
Renzi vi
racconta che “superiamo
finalmente il bicameralismo paritario, un sistema legislativo
che esiste solo in Italia”. Voi, soprattutto se abitate negli Stati Uniti o in
Francia, sapete benissimo che forme di bicameralismo paritario esistono in
molte grandi democrazie senza pregiudicare l’efficienza delle istituzioni.
Quanto al presunto “estenuante ping-pong tra Camera e Senato”
cui sarebbe costretta “ogni legge” che impiegherebbe “anni” per essere
approvata, sappiate che in Italia, nell’ultima legislatura, è stata approvata
una legge ogni 5 giorni: 202 leggi sono
passate al primo colpo, mentre la “navetta” ne ha riguardate pochissime (43
approvate con tre passaggi tra le due Camere, 5 con quattro, una con cinque e
una con sei).
4.
Renzi vi
racconta che la causa dei 63 governi in 70 anni è stata il “doppio voto di
fiducia al governo da parte di Camera e Senato” (la “riforma” riserva la
fiducia alla sola Camera). Bugia: solo 2 governi su 63,
quelli di Romano Prodi, caddero per la sfiducia del Senato.
Tutti gli altri, compreso quello di Letta a opera di Renzi, caddero fuori dal
Senato e quasi sempre fuori dal Parlamento per manovre di Palazzo.
5.
Renzi vi
racconta che “questa riforma, definendo le competenze tra Stato e Regioni, mette
fine all’assurda guerra tra enti pubblici che ogni anno si consuma in centinaia
di ricorsi alla Corte costituzionale”. Falso: le Regioni a statuto
speciale, le più costose e sprecone, non vengono toccate, anzi conteranno ancor
di più, mentre quelle ordinarie verranno espropriate della loro
sacrosante competenze sul controllo del territorio e dunque delle grandi
opere (anche quelle ipercostose e inutili o dannose e
inquinanti, tipo TAV Torino-Lione, Ponte sullo Stretto, inceneritori,
oleodotti, gasdotti, trivelle petrolifere), che tornano nelle mani dell’uomo
solo al comando a Roma in nome di un imprecisato “interesse
nazionale”. Concetto talmente fumoso da autorizzare i governi a
immischiarsi in qualsiasi materia che la “riforma” lascia alle Regioni, innescando
non meno, ma più contenziosi fra governo
centrale ed enti periferici. Lo stesso caos produrrà la nuova
categoria delle “disposizioni generali e
comuni” e “di principio”,
che porteranno altra conflittualità sulle
competenze fra Stato e Regioni.
6.
Renzi vi
racconta che “questa riforma riduce finalmente poltrone e costi della
politica”. Ma in Italia, secondo uno studio Uil, i cittadini che vivono di sola
politica sono 1 milione e 100 mila. La riforma riduce i senatori
da 315 a 100: un taglio impercettibile con un risparmio
irrisorio per lo Stato: circa 40 o 50 milioni all’anno (dati
della Ragioneria dello Stato e bilancio preventivo del Senato), a fronte di
oltre 800 miliardi di spesa pubblica. E a che prezzo? Quello di rinunciare
all’elettività dei senatori, che non saranno più scelti dai noi elettori, ma
dalla peggior Casta politica: quella dei
Consigli regionali. Che manderanno in Senato 95
fra sindaci e consiglieri (più 5 nominati dal Quirinale), per
giunta muniti dell’immunità parlamentare dagli
arresti, dalle intercettazioni e
dalle perquisizioni:
un privilegio che la Costituzione riserva ai parlamentari eletti, cioè non a
loro.
7.
Renzi vi
racconta che “la riforma elimina enti inutili come il Cnel (1 miliardo di
spesa)”. Il plurale “enti inutili” è truffaldino: l’unico
ente inutile che sparisce – usato come specchietto per le
allodole per oscurare le magagne degli altri 46 articoli stravolti della
Costituzione – è appunto il Cnel.
Che però non costa 1 miliardo, ma appena 8,7 milioni l’anno
(vedi bilancio del 2015), di cui 4-5 per il personale residuo che verrà
trasferito alla Corte dei Conti e dunque lo Stato continuerà a pagarlo. Ben
altri risparmi si sarebbero ottenuti abolendo il Senato
(2,8 miliardi costo a legislatura) o dimezzando – come Renzi aveva promesso –
il numero e gli stipendi di tutti i parlamentari, lasciandoli eleggere
direttamente dal popolo.
8.
Renzi vi
racconta che la “riforma garantisce più poteri alle opposizioni… senza toccare
i poteri del Presidente del Consiglio, né alcuno dei “pesi e contrappesi” che
garantiscono l’equilibrio tra i poteri dello Stato”. Menzogna:
il governo conterà molto di più,e non solo per la legge
elettorale Italicum che
regala il 54 per cento della Camera, e dunque il governo, al capo del partito
più votato (anche nel caso in cui rappresenti solo il 20 per cento dei votanti,
pari al 12-13 per cento degli elettori). Ma anche perché il governo avrà una
corsia preferenziale in Parlamento, per i suoi disegni di
legge, che andranno approvati entro 70 giorni (art. 72 della “riforma”): la
stessa priorità non è prevista per le leggi di iniziativa parlamentare, così il
governo monopolizzerà vieppiù l’attività legislativa del Parlamento,
dettandogli la propria agenda. Nulla è previsto per le
opposizioni, se non la promessa di una legge che
dovrebbe disciplinarne i diritti: una legge mai scritta, affidata al buon cuore
della futura maggioranza.
9.
Renzi vi
racconta che “per decenni tutti hanno promesso questa riforma…ma si sono
dimenticati di realizzarla”. Falso: questa riforma, che modifica 47 articoli su
139 della Costituzione, così com’è non è stata mai promessa da
nessuno. E men che meno dal PD, che l’ha imposta a un
Parlamento riottoso con ogni sorta di forzature e senza
alcuna legittimità (governa con i suoi mini-alleati in forza di
una maggioranza illegittima, drogata dal “premio” della legge elettorale
Porcellum già cancellata come incostituzionale dalla Consulta). Il PD nel 2013
ottenne la maggioranza – anche da una parte di voi italiani all’estero – in
base a un programma elettorale che non prometteva di riscrivere un
terzo della Costituzione, ma solo di ritoccarla in pochi punti:
per allargare
la “partecipazione democratica” e per dare “applicazione
corretta e integrale di quella Costituzione che rimane tra
le più belle e avanzate del mondo”. Programma che la “riforma” calpesta e
ribalta, tradendo la fiducia di noi elettori.
10.
Renzi vi
invita a votare Sì per “andare avanti”, mentre il No significherebbe “tornare
indietro”. Balle. La Costituzione americana del 1789 prevedeva senatori
nominati dall’alto, poi nel 1913 fu emendata per farli eleggere direttamente
come i deputati. Andare
avanti significa allargare, non restringere, la
partecipazione popolare, soprattutto in un Paese come l’Italia
dotato di una Costituzione che all’art. 1 recita: “La sovranità appartiene al
popolo”. È la “riforma” renziana che ci fa tornare indietro,
ai tempi dell’Italia monarchica e dello Statuto albertino, quando i senatori
erano nominati
e non eletti.
Come vedete, cari italiani residenti all’estero, Renzi vi ha presi in giro, approfittando biecamente della vostra lontananza dall’Italia. Ma per fortuna, anche grazie alla Rete, è facile sbugiardarlo.
Come vedete, cari italiani residenti all’estero, Renzi vi ha presi in giro, approfittando biecamente della vostra lontananza dall’Italia. Ma per fortuna, anche grazie alla Rete, è facile sbugiardarlo.
Se grattate gli slogan
e le foto patinate dei suoi incontri con i capi di Stato, e sul retro emergerà
la vera domanda che il piccolo piazzista di aspirapolvere vi sta rivolgendo: rinunciate
al diritto di eleggere i Senatori per farli scegliere a noi della Casta?
Una domanda tanto più inquietante e provocatoria per voi, italiani di oltre confine, che oggi siete rappresentati da 6 Senatori eletti nei collegi esteri, mentre la “riforma” abolirà quella quota di rappresentanza, tagliandovi fuori dal primo ramo del Parlamento, che se vince il Sì sarà riservato ai Delegati-Nominati delle 20 Regioni, di 21 Comuni e del Colle.
LINKS PER APPROFONDIMENTI:
Una domanda tanto più inquietante e provocatoria per voi, italiani di oltre confine, che oggi siete rappresentati da 6 Senatori eletti nei collegi esteri, mentre la “riforma” abolirà quella quota di rappresentanza, tagliandovi fuori dal primo ramo del Parlamento, che se vince il Sì sarà riservato ai Delegati-Nominati delle 20 Regioni, di 21 Comuni e del Colle.
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